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PUC e Casa Democratica. Il Sindaco risponde.
 
Notizia del 17/03/2010
 
PUC e Casa Democratica. Il Sindaco risponde.
 
Il Sindaco di Tortolì Marcella Lepori risponde alle domande della Casa Democratica relative al Piano Urbanistico Comunale.
 

"Le domande della c.d. Casa Democratica non possono ricevere risposte secche, in quanto la loro formulazione implica una premessa che spesso è sbagliata, per cui per rispondere alla domanda bisogna necessariamente partire dalla premessa.

1) per quale ragione Io avrei deciso di adottare il PUC negli ultimi giorni?
Innanzitutto non è vero che vi siano stati “oltre 4 anni di silenzio anomalo sulle problematiche del nuovo assetto urbanistico”, perché sono state tenute diverse pubbliche riunioni (anche in consiglio comunale) in cui si è illustrato il risultato del processo di adeguamento del PUC al PPR e si sono illustrate le linee guida fondamentali del puc; altra riunione pubblica si è svolta con invito di imprenditori, sindacati e associazioni di categoria; in altre occasioni sono stati coinvolti gli enti locali (consorzio, provincia, capitaneria di porto ecc.).
La fase finale, che è stata quella più importante, di elaborazione e rappresentazione grafica del nuovo assetto urbanistico vero e proprio, è stata segnata dalla lunga malattia prima e dalla scomparsa poi del responsabile scientifico del piano: ciò ha determinato un vero e proprio  sconvolgimento dei programmi che si erano concordati con il prof. Deplano, in quanto  ha comportato l’impossibilità di tenere quelle pubbliche assemblee e conferenze che avrebbero consentito di illustrare via via in modo più puntuale e dettagliato tutti i contenuti del piano, quali si andavano mettendo a fuoco nell’attività pianificatoria. Il progettista non era fisicamente in grado di sostenere un lavoro di questo genere e, pur di non vanificare comunque la sua fatica, abbiamo lasciato che portasse a termine per quanto possibile il suo lavoro a Cagliari.
Quando il professore è scomparso il lavoro non era stato terminato, specie per quanto attiene alla redazione delle relazioni illustrative e delle norme di attuazione: abbiamo seriamente temuto di non riuscire a portare a termine il piano, cosa che ci sembrava inopportuna, sia per il denaro pubblico speso fino a quel momento, sia per l’enorme mole di lavoro che sarebbe andata sprecata, esattamente come già successo nelle due passate amministrazioni. Abbiamo così preferito che i collaboratori più stretti del professore portassero a termine il suo lavoro, con tutte le imperfezioni che ne sono conseguite.
Il lavoro ci è stato consegnato due giorni prima di Natale 2009. Dopo un mese abbiamo fissato il consiglio, per consentire ai consiglieri di disporre di qualche settimana di tempo per l’esame delle carte.
Certo, sarebbe stato preferibile, innanzitutto per noi, dedicare i mesi che mancavano al termine del mandato ad illustrare in pubblico i contenuti del PUC, ma eravamo consapevoli che questo avrebbe significato presentare un lavoro che poi non sarebbe mai stato portato neppure ad adozione, perché non ci sarebbero stati i tempi tecnici.
Questa sì, che mi sarebbe sembrata un’insopportabile operazione elettoralistica di bassa lega.
Si è preferito optare per l’altra soluzione, di adottarlo in consiglio, demandando alle settimane successive all’adozione la diffusione del piano.
È stata una scelta sbagliata?
Può darsi. Con il senno di poi, posso dire che avrei dovuto prevedere che, a ridosso di una campagna elettorale scorretta ed avvelenata come questa, non sarei stata messa in grado di adottare alcun PUC, e che il PUC sarebbe diventato il mezzo per diffondere notizie calunniose e diffamatorie finalizzate esclusivamente a screditare chi lo stava proponendo, con l’uso di argomenti fittizi e pretestuosi.
Ma poiché prendo sempre decisioni in buona fede, senza aspettarmi congiure da parte di nessuno, ho semplicemente pensato che fosse preferibile adottarlo senza la preventiva divulgazione pubblica piuttosto che fare un’operazione di mera facciata, presentare il PUC a destra e a manca, sapendo che sarebbe finito più o meno nella spazzatura.
Il risultato finale è stato lo stesso, perché il nostro PUC finirà nella spazzatura, comunque?
È possibile, ma questo risultato infame non sarà dipeso da me.

2) La seconda domanda è più che altro un’affermazione: non avrei dovuto trattenere la delega all’urbanistica ma avrei dovuto affidarla a qualcun altro.
È un’opinione, come tutte le altre.
Non credo di aver fatto peggio di quello che avrebbe fatto un altro assessore “a tempo pieno”, come lo definite voi.
Del resto mi sembra di avere sempre lavorato “ a tempo pieno” e ritengo che i risultati non siano solo questione di tempo impiegato, ma di capacità di produrre lavoro.
Non credo che un assessore “a tempo pieno” sarebbe riuscito a divulgare pubblicamente un lavoro che, per le sfortunate circostanze di cui ho parlato sopra, è arrivato a conclusione in estremo ritardo rispetto ai tempi che avevamo programmato.
Il prof. Franco Ladu, che fa parte della c.d. Casa Democratica, aveva un assessore all’urbanistica a tempo pieno: è riuscito a portare alla pubblica discussione un Piano urbanistico? Mi pare di no, e da persona che propone la propria candidatura per il prossimo quinquennio, forse a sua volta dovrebbe spiegare questa cosa.
Quanto al fatto di non aver nominato un assessore, non l’ho fatto per sfiducia nei confronti di nessuno, ma perché mi era stato chiesto dalla mia maggioranza – nel convulso momento di crisi che aveva determinato il rimpasto in giunta – di tenere per me quell’incarico.

3) Le ragioni di dissenso della mia maggioranza sono dovute all’assetto di Orrì?
Questa domanda andrebbe posta più propriamente ai dissenzienti, dato che non posso certo fare io il loro portavoce.
A dire il vero i due dissenzienti non hanno ad oggi manifestato di fronte a me le ragioni del loro dissenso: per cui non posso dire niente, se non ribadire quello che ho già detto in consiglio comunale: il PUC è un pretesto, e il dissenso è piuttosto indirizzato nei confronti di una mia paventata ricandidatura.
Per quanto concerne l’assetto di Orrì, chiunque conosca il PPR, per essersi preso la briga di leggerlo e di studiarlo, chiunque abbia seguito il lavoro di adeguamento al PPR (questo sì presentato pubblicamente, e forse ingiustamente sottovalutato nella sua importanza), chiunque sappia che ad Orrì esiste un sito di interesse comunitario, con un suo piano di gestione approvato in consiglio comunale già da diversi anni, è in grado di comprendere come la pianificazione sia figlia di norme di grado superiore che il PUC non può disattendere.
Che la pianificazione relativa ad Orrì sia frettolosa o approssimativa è una Vostra opinione, dalla quale mi permetto di dissentire, poiché in realtà essa presuppone uno studio approfondito ed offre una soluzione compatibile sia con gli strumenti sopraordinati, sia con l’esigenza di garantire comunque la realizzazione di attività di tipo imprenditoriale e ricettivo.
Tutto questo avviene nel rispetto delle emergenze ambientali, di cui Orrì è ricco.
Sarebbe stata preferibile una scelta fondata su un maggiore consumo del territorio, o sull’insensibilità per i valori archeologici, ambientali, storici e culturali concentrati in quella zona di territorio? Io penso di no. Sono convinta che qualsiasi studio accurato e approfondito, durasse anche degli anni, non potrebbe approdare a soluzioni diverse da quelle che abbiamo proposto.
A meno che non si voglia abbracciare la tesi di coloro che dicono che abbiamo sbagliato ad adeguarci al PPR  e che ben presto il PPR subirà profonde modificazioni, smentendo la impostazione da noi adottata. Per me queste prese di posizione sono profondamente sbagliate e foriere di gravi danni per nostro futuro.

4) la domanda relativa ai “piccoli proprietari” e alle “grandi proprietà” escluse dal piano è per me francamente incomprensibile, perché non riesco a capire quali siano le grandi proprietà escluse dal piano.
Se la domanda si riferisce alla perimetrazione della zona da riqualificare, posso dire che l’estensione è quella massima consentita dalla presenza, da un lato, dell’area SIC (il cui piano di gestione non consentiva di collocare zone turistiche), e dal lato opposto, di un’area ad elevata sensibilità paesaggistica, caratterizzata dalla coesistenza di limitazioni derivanti dal PPR per emergenze ambientali (filoni di porfido) e dal PAI. Se si esaminano le carte relative all’adeguamento del PUC al PPR e si sovrappongono le varie limitazioni emergenti dalla cartografia, sarà possibile rendersi conto che la perimetrazione è quella massima consentita.
Sono convinta che un’estensione maggiore della zona da riqualificare avrebbe reso meno difficile la futura riqualificazione, ma non era normativamente possibile estenderla oltre.

5) Sono sempre stata contraria al progetto Janas e lo sono tuttora. Non ho cambiato idea e continuo a pensare che sia dannoso.
Che io sia stata votata sul presupposto della mia contrarietà al progetto, però, non è vero. Il progetto non ha proprio fatto parte dei temi della campagna elettorale: nel nostro programma, elaborato anche con la collaborazione del prof. Ladu (lui vi aveva lavorato, io purtroppo no, essendo stata chiamata a presiedere la lista solo 12 ore prima che venisse presentata), a Janas era dedicato un brevissimo passaggio, in cui non si esprimeva una netta contrarietà al progetto.
Del progetto ho potuto prendere conoscenza solo dopo la mia elezione, quando ho esaminato gli atti, anche amministrativi, che avevano determinato la sua adozione.
La mia maggioranza consiliare, in tutte le occasioni in cui si è trattato l’argomento Janas, si è sempre espressa favorevolmente al progetto, e mai a favore della sua revoca.
I consiglieri contrari al progetto erano una minoranza, non avrebbero potuto, da soli, annullare le deliberazioni precedenti, e hanno deciso, me compresa, di rispettare la volontà della maggioranza.
Tutte le decisioni assunte in questi cinque anni sono state conseguenti a tale condizione di partenza.
La soluzione alternativa (che pure ho preso in considerazione) sarebbe stata quella di decretare la fine della nostra esperienza amministrativa, considerando questa divergenza di vedute su Janas come ostativa alla prosecuzione del mandato. Questo non è stato fatto. Il motivo è – per quanto mi riguarda – uno solo: ho pensato che dimettermi per manifestare la mia contrarietà a Janas avrebbe significato, con tutta probabilità, essere rimpiazzata a breve termine da una nuova amministrazione che avrebbe potuto condividere il progetto nella sua impostazione iniziale, sì che le mie dimissioni sarebbero state assolutamente inutili. Contrariamente a quanto si possa pensare dalla lettura dei giornali, posso garantire per avervi assistito personalmente che quando si tratta di esprimere la propria contrarietà a Janas in pubblico, e soprattutto in consiglio comunale e alla presenza dell’imprenditore interessato, sono ben poche le persone che riescono a prendere esplicitamente una posizione contraria. E non credo che questa esperienza sia un mio appannaggio personale.
Per cui io e gli altri consiglieri contrari a Janas abbiamo preferito rispettare la volontà della maggioranza, non far cadere l’amministrazione, e lavorare invece per cercare di apportare dei correttivi  al progetto.

6) Non so quali siano gli schemi o bozze di accordo di programma in cui sarebbe scomparso l’art. 28bis perché non mi risulta questa sparizione.
L’unica bozza di accordo di programma che conosco è quella che è stata approvata in consiglio comunale nel 2004: può darsi che la bozza non indichi l’art. 28bis, perché questa fu un’aggiunta inserita nella delibera di approvazione definitiva, ma non c’è dubbio che tutti i successivi atti deliberativi adottati sia in giunta che in consiglio rechino sempre la conferma della procedura ai sensi dell’art. 28bis.
È vero che da tempo l’imprenditore cerca, in vari modi, di “liberarsi” di questa che lui considera una pastoia, dicendo in ogni occasione che l’art. 28bis sarebbe stato superato dall’Intesa.
Ma questa è una sua opinione, che non trova riscontro né nell’Intesa, né nelle norme di attuazione del PPR, né in nessun deliberato dell’amministrazione comunale. Anzi, voglio precisare che a mio parere la soppressione della procedura ex art. 28 bis non sarebbe neppure legittima, poiché Janas ha comportato una variante urbanistica rispetto all’assetto del PRG vigente nel 2004, e per l’efficacia della variante mi sembra indispensabile che tutto l’iter procedurale debba trovare una conclusione nel rispetto della procedura decisa dal consiglio comunale.
7) Janas è stato inserito nel PUC con la precisazione che si tratta di una zona assoggettata ad accordo di programma ex art. 28bis. Nell’ultima versione delle NdA del puc è stata inserita un’ulteriore precisazione sulla necessità che l’accordo di programma debba essere rispettoso delle condizioni imposte dalla G.M. e dal SAVI in sede di valutazione di impatto ambientale.
Poiché Janas – a seguito di variante urbanistica – costituisce una zona di espansione del nostro vigente PRG, e questo già dal 2004, quando la variante fu pubblicata sul BURAS dopo avere superato la verifica di coerenza presso la Regione, sarebbe stato difficile, dal punto di vista della legittimità amministrativa degli atti, qualificarla diversamente nel Puc, anche perché avrebbe ricevuto un trattamento diverso da quello riservato alle altre zone di espansione del PRG non ancora attuate. È per questo che è stata inserita nel PUC con le stesse destinazioni del PRG, pur  con la precisazione di cui ho detto sopra nelle norme di attuazione.
Non so se sarebbero state possibili e legittime altre soluzioni, se ve ne sono, vi prego di indicarmele perché a me non risultano, anche alla luce del fatto che, come ho già detto, la maggioranza consiliare sarebbe comunque stata contraria ad una revoca delle deliberazioni precedenti relative al progetto Janas.

8) Le prescrizioni del SAVI hanno una loro validità intrinseca che condiziona la fase realizzativa del progetto e pone delle direttive cogenti che devono essere seguite in fase di costruzione.
Non può essere un consiglio comunale o un altro organismo a poter incidere sulle prescrizioni imposte dal SAVI, né abbiamo mai pensato di farlo, tanto meno di aggirarle con il PUC, affermazione questa che, tra l’altro, non ha senso dal punto di vista giuridico.


9) Il problema dei liquami fognari (che comunque il SAVI non ha risolto nel modo indicato dal quesito, in quanto non mi risultano documenti del SAVI che impongano di utilizzare il depuratore della cartiera) deve essere affrontato e risolto in sede di redazione dei progetti esecutivi di Janas: infatti una espressa condizione posta dalla G.M. è quella di subordinare il rilascio delle concessioni edilizie al preventivo parere favorevole dei nostri uffici tecnici circa le soluzioni tecniche che dovranno essere garantite in progetto. In particolare, i progettisti dovranno prevedere lo smaltimento dei liquami programmato e scaglionato nell’arco della giornata per evitare le mandate nelle ore di punta.
Detto questo, occorre precisare che il nostro depuratore consortile ha urgente necessità di essere potenziato, perché è sicuramente insufficiente per le esigenze della nostra cittadina, anche in considerazione del fatto che riceve i liquami di Girasole, Lotzorai e Santa Maria Navarrese. Esiste un progetto già finanziato che Abbanoa non si decide a realizzare. La prossima amministrazione dovrà continuare a lavorare perché l’ampliamento sia realizzato, Janas o non Janas.

10) La domanda così posta non è corretta: infatti trascura di considerare che questa amministrazione, così come non ha il merito di avere contrattato con i lottizzanti Balzano/Demurtas la contropartita da Voi ritenuta vantaggiosa (essendoci limitati alla definitiva approvazione di una lottizzazione ereditata dall’amministrazione precedente), allo stesso modo ha ereditato dalla amministrazione precedente la micragnosa contropartita di Janas. Ci sono atti pubblici, costituiti dalle deliberazioni comunali, che chiunque può esaminare nel loro contenuto, quindi sul punto non mi posso inventare nulla.
Poiché riteniamo che la definitiva approvazione di Janas, avvenuta nel 2004, costituisca per il Comune di Tortolì un atto impegnativo che crea posizioni soggettive in capo al privato che non possano essere messe nel nulla ad ogni cambio di amministrazione, abbiamo ritenuto di non avere carta bianca per poter annullare (se anche avessimo avuto i numeri in consiglio, cosa che come ho ripetuto più volte non avevamo…) gli atti approvati prima del nostro arrivo.
Abbiamo pensato più realisticamente che si potessero ricontrattare con il privato i termini dell’accordo, purtroppo senza incontrare finora molta disponibilità da parte sua.


11) L’ultima domanda, ancora una volta, presuppone un dato che non è vero. Il PUC non si esaurisce affatto in un ampliamento delle zone di espansione, e non è vero che non si preoccupi di migliorare la qualità della vita.
Al contrario, penso che gli aspetti più qualificanti siano proprio quelli tesi ad eliminare l’aspetto “a macchia di leopardo” creato dai PRU vigenti, e i quartieri dormitorio, dotando tutte le zone dell’abitato, e non solo il centro, di servizi, strutture di tipo ricettivo e commerciale, uffici pubblici e privati, parcheggi e zone verdi.
Così pure si sono previsti ampi parcheggi attorno al centro storico nel tentativo di creare le condizioni per una graduale introduzione di percorsi pedonali e ciclo pedonali sia nel centro storico che nelle zone attualmente più congestionate dal traffico veicolare.
Anche la zona attualmente occupata dall’Intermare è stata riclassificata in zona G proprio per consentire, compatibilmente con eventuali futuri processi di delocalizzazione dell’Intermare, il recupero del fronte-mare e la sua riqualificazione, anche per consentire agli abitanti di Arbatax di recuperare il rapporto con il mare e con il porto.
Il nuovo disegno del porto dovrà essere fatto in sede di redazione del piano portuale, non poteva essere il solo Comune di Tortolì, in sede di PUC, a ridisegnare l’attuale configurazione, anche perché avrebbe esercitato competenze che non ha, o comunque non ha in via esclusiva.

Mi sia consentito un poscritto.

Ora che ritengo di avere risposto alle domande, posso farne qualcuna anch’io?
Forse sbaglio, ma identifico la c.d. Casa Democratica con la figura del prof. Franco Ladu, che sicuramente costituisce il suo rappresentante più in vista, che è stato sindaco per 5 anni e che ha dichiarato pubblicamente di volersi ricandidare.
Allora chiedo al prof. Ladu, futuro (ri)candidato per Tortolì, di spiegare perché, nel suo precedente mandato amministrativo, durato cinque anni come il mio:
1) non ha fatto un PUC
2) non ha dotato Tortolì di un centro storico
3) non ha proposto per Orrì alcuna soluzione che tentasse di porre un freno all’abusivismo edilizio
4) non ha adottato un piano del traffico
5) non si è occupato di migliorare la qualità della vita dei tortoliesi
6) non si è curato del rapporto con i suoi amministrati, tenendo spesso degli atteggiamenti di presuntuosa chiusura ed insofferenza: mi riferisco in particolare al problema delle bollette per l’acqua non potabile
7) non ha portato avanti con coerenza il progetto, pure tanto annunciato in pubblico, di risanamento delle finanze comunali e di lotta all’evasione dei tributi locali
8) non ha fatto alcunché per mettere in sicurezza il Rio Foddeddu
9) non ha fatto nulla perché l’aeroporto di Tortolì diventasse pubblico e a gestione pubblica
10) per quale motivo gli elettori tortoliesi dovrebbero credere che il prof. Ladu sia stato oggetto di una palingenesi che lo abbia trasformato in una persona diversa da quella che tutti abbiamo conosciuto quando ha fatto il sindaco
11) con quali alleanze pensa di costruire una lista e quali sono i valori di riferimento suoi e dei suoi alleati
12) qual è il suo programma elettorale e cosa propone per amministrare Tortolì nei prossimi anni, a parte dimostrare che l’attuale Sindaco è un incapace?"