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Viaggi al termine di una stanza
 
Notizia del 19/07/2009
 
Viaggi al termine di una stanza
 
Viaggi al termine di una stanza uno spettacolo ispirato alla serie dei Letti di Costantino Nivola. Tortolì Teatro Tenda San Francesco 23 luglio – ore 21:30
 

«L’idea dello spettacolo mi è nata in seguito ad una visita domenicale al Museo Nivola di Orani. I suoi Lettini – veri e propri teatri miniaturizzati – hanno scatenato quell’impasto di associazioni-sogni-fantasie che mi mette sottosopra ogniqualvolta l’idea di un nuovo spettacolo si fa strada in me. Il letto: quell’oggetto-luogo in cui trascorriamo una buona parte della nostra vicenda umana e in cui avvengono le cose più importanti: l’amore, la nascita, il riposo, le letture, le liti, la solitudine, i sogni, le malattie (spesso la morte)… La biografia dello scultore oranese - quel suo ininterrotto spostarsi, sperimentarsi, confrontarsi da vero outsider - ha poi rappresentato il ponte fra la sua opera e il lavoro di questo ensemble di ricerca che mi trovo ad abitare da quando ho fissato le tende nella microsocietà del teatro: Rossolevante.»
Juri Piroddi

Lo spettacolo si compone di 4 azioni sceniche della durata di circa 15/20 minuti ciascuna. Si tratta di una galleria di monologhi e scene a due, finiti e compiuti. Le fil rouge che tiene assieme questi pezzi autonomi è rappresentato dalla situazione scenica in cui i personaggi si trovano ad agire: una stanza chiusa con un letto e pochi altri oggetti di uso quotidiano. Ci troviamo in una pensione di quart’ordine, in una metropoli contemporanea non troppo bene definita, dove i protagonisti vengono colti in un frammento specifico della parabola esistenziale che si trovano a vivere. Ciascuno porta in sé una frattura profonda - una ferita - che li ha convinti in qualche modo a isolarsi, escludendosi da tutto ciò che sta oltre la stanza. Al di fuori c’è una realtà che incombe sopra di loro - una realtà fatta di menzogne, cinismo, sconfitte, ingiustizie, piccole e grandi violenze - ed è terrificante. Ecco perché pensano che non valga più la pena di lottare e hanno deciso di chiudersi la porta alle spalle e di fare a meno del mondo fuori. Più che degli sconfitti sono degli outsiders.

Lo spazio scenico comprende – oltre alla stanza da letto – anche di un’area a parte, sospesa: lo spazio del sogno, del desiderio e delle possibilità inespresse. Si tratta di un quadrato bianco all’interno del quale i personaggi svelano chi e che cosa avrebbero potuto essere se il mondo fuori non li avesse schiacciati, respinti, sviliti, mortificati. È il luogo un po’ magico in cui il fratello nascosto che ciascuno porta in sé può mostrarsi e agire.

I personaggi dello spettacolo.
Oceane. Una donna sola che avrebbe voluto essere una danzatrice ma che non sogna più:
«La perdita della sensazione che tutto andrà per il meglio è un segnale che ormai sei cresciuto, o che non ci stai più con la testa? Io non sogno più. O meglio, sì, ma senza convinzione. È come guardare una partita di calcio e non tifare per nessuna delle due squadre, o non conoscere nessuno dei giocatori, e non avere il benché minimo interesse per lo sport: fa passare il tempo, ma non te ne frega niente…».
Liberamente ispirato ad un romanzo di Tibor Fischer.
Un ergastolano, rinchiuso nella sua cella di tre metri per tre che vive le sue giornate sempre uguali, scandite dai ritmi dei pasti, delle conte e dei traffici da galera per una stecca di sigarette. Nel suo “avrei potuto essere” c’è una squallida storia di sesso con una prostituta che, forse, sarebbe potuta diventare qualcosa che assomiglia all’amore. Il pezzo è tratto dal romanzo di Massimo Carlotto L’oscura immensità della morte.
«Domani è martedì. È proprio un giorno del cazzo. Manca ancora troppo al sabato e alla domenica, i migliori in galera. Doccia, colloquio, pasta al forno, fettina e patate e poi il calcio. Una bella botta di calcio. Ho scommesso due stecche di MS con un serbo. Il Milan perde e io fumo gratis per tutta la settimana. Che si incazzi pure quel cornuto di un medico! Ma come cazzo ti passa l’ergastolo senza le sigarette? I detenuti che non fumano qui si contano sulle dita di una mano. E quelli del ministero vorrebbero dividere le celle tra fumatori e non fumatori. Se l’assaggiassero loro la galera, si fumerebbero anche la mamma! »
Un uomo che, prima di uscire di casa, ripercorre le fasi del suo quotidiano “gioco”. Egli, come in un rituale, attraversa la metropolitana di Parigi in cerca di un incontro in cui tutto coincida perfettamente con le regole che ha stabilito nel tentativo di placare i morsi dei ragni che abitano la sua solitudine:
«La mia regola del gioco è maniacale e semplice. Se mi piace una donna, se mi piace una donna seduta di fronte a me vicino al finestrino, se il suo riflesso nel finestrino incrocia lo sguardo col mio riflesso nel finestrino, se lei mi vede sorridere e abbassa la testa e inizia ad esaminare con attenzione la chiusura della sua borsa rossa, allora c’è gioco. Non importa che il sorriso sia corrisposto o ignorato, il primo tempo della cerimonia comincia solo a questo punto. (…) Un sorriso nel vetro del finestrino… e poi il diritto di seguire quella donna. Aspettare disperatamente che la sua linea coincida con quella che io ho deciso prima di ogni viaggio; altrimenti lasciarla andare…»
Una bambina che (ancora) è capace di dormire e sognare. Gli anni dell’infanzia – l’età magica – «l’unica che meriti di essere vissuta», sono un serbatoio di memorie preziose. «Tutto quello che mi è successo in seguito l’ho inventato a quell’età», scriverà da anziano Nivola.

Juri Piroddi

 


ALCUNI COMMENTI ALLO SPETTACOLO

Penso che quando ti svegli al mattino con ancora in mente le immagini dello spettacolo che hai visto la sera prima, quando continui a far scorrere le parole sentite, i movimenti percepiti, quando continui a ricordare per evitare di perdere sensazioni provate, allora penso che è scattata la magia dello spettacolo, della poesia, di un lavoro fatto con passione.
Sergio A. - architetto

Complimenti, mi è piaciuto molto. Mi hanno colpito tanti aspetti di ciascun quadro, ma il lettone e anche la parte finale con la bambina e l’uomo che danzano hanno lasciato qualche segno in più. Molto bravo anche l’ergastolano, inquietante l’uomo della metropolitana.
Marinella P. - insegnante di lingue

Ho trovato lo spettacolo chiaro e scorrevole ma quello che mi ha interessato maggiormente è il modo in cui le quattro storie sono intrecciate secondo una loro logica, e il modo in cui i personaggi si incontrano, si scambiano degli sguardi, quasi si sfiorano ma non interagiscono mai realmente tra di loro. Il personaggio della bambina come filo conduttore tra le storie lascia spazio all'immaginazione. Nella prima storia la bambina che esce dal letto è Oceane quando ancora i suoi sogni di diventare una danzatrice erano una certezza. Per l'ergastolano è un'immagine rassicurante che cancella l'omicidio da lui commesso o forse quella visione è proprio lì per ricordargli che a causa di quei due colpi di pistola passerà il resto della sua vita in una cella di 3x3 ad aspettare una dose di valium. (…) L'ultima storia è come un frammento onirico quasi necessario dopo essersi immedesimati nelle vite degli outsider, come pure lo spazio del sogno dove i personaggi sono per qualche minuto liberi dalle loro vite. Viaggio al termine di una stanza è uno spettacolo che fa pensare...
Marianna F. - studentessa universitaria

Avete suscitato emozioni, avete coinvolto, avete saputo trasmettere. Scontato e ovvio dire che la bambina ha avuto un ruolo importante in questo. Congratulazioni e auguri, fossero anche solo per l’impegno che mettete nel divulgare una disciplina così poco conosciuta e seguita nella nostra zona.
Marilena B. - impiegata

Questo per me è teatro, poesia e danza che si schiude nei corpi sofferti ed ebbri di senso. (…) Si stagliano nello spazio scenico traiettorie che si incrociano nelle storie quotidiane, alla ricerca ansiogena di una direzione. Pulsa e vibra nella pièce la grazia di giocare tra terra e cielo, tra stupore e magia nel raccontare storie terribili. (…) Spettacolo dove è sovrana la spirale della vita nei suoi vortici che si inabissano maledetti e impietosi…
Tiziana L. - insegnante di Yoga
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ASSOCIAZIONE ROSSOLEVANTE
PROVINCIA OGLIASTRA
CITTA’ DI TORTOLI’
Assessorato alla Cultura
Assessorato allo Spettacolo
Assessorato alle politiche giovanili
presentano:
Sguardi sul presente 2009
rassegna di teatro_musica_libri_video
IV edizione

 

spazio scenico e regia: Silvia Cattoi e Juri Piroddi
collaborazione di Ennio Ruffolo
testi liberamente ispirati a Julio Cortàzar, Massimo Carlotto e Tibor Fischer
drammaturgia: collettiva
musiche: Joe Hisaishi, Serge Reggiani e Chet Baker
con:
Silvia Cattoi
Sergio Cadeddu
Juri Piroddi
Yamina Piroddi
Antonio Sida

 

info:  www.rossolevante.it
333 33 46 667 – 333 79 63 711