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L'uomo che sognava gli struzzi
 
Notizia del 29/08/2009
 
L'uomo che sognava gli struzzi
 
Debutta martedì 1 settembre 2009 a Quartucciu e arriva a Tortolì il 3 settembre, h 21, nell' ex Blocchiera, la nuova produzione de Il crogiuolo sull'atto unico “L'uomo che sognava gli struzzi”, di Bepi Vigna, un concerto per recitanti interpretato da Rita Atzeri, in scena inseme al Nat Trio di Marcella Carboni (arpa), Elisabetta Lacorte (basso elettrico) e Simone Dionigi Pala (sassofono).
 

Lo spettacolo è inserito nel cartellone DoMusArt curato dall'Assessore Sandra Spiga del Comune di Quartucciu. Repliche previste i giorni successivi per il NurArcheoFestival, coorganizzato da Il crogiuolo e dalla Presidenza della Provincia dell'Ogliastra. “L'uomo che sognava gli struzzi” sarà visibile il 2 settembre, ore 21, a Baunei, Torre Saracena; il 3 settembre, ore 21, a Tortolì, ex Blocchiera; il 6 settembre, ore 19, a Villagrande Strisaili, area archeologica Sa Carcaredda.

La rappresentazione di Tortolì è stata organizzata con il contributo dell'Assessorato alla Cultura del Comune di Tortolì e la collaborazione della Biblioteca Comunale, quella di Villagrande Strisaili con la collaborazione della cooperativa Irei e la replica di Baunei con il supporto della Pro Loco.

Tutti gli appuntamento hanno ingresso libero.


IL TESTO

Non esiste soltanto la "Storia" dei grandi accadimenti politici e sociali, c'è anche quella costituita dalle cronache locali, dai personaggi minori, dai piccoli fatti di rilevanza solo apparentemente limitata. Ed è a questa piccola storia che bisogna guardare per capire la nostra vita, per trovare ragione di certi nostri comportamenti, per comprendere l'origine dei valori che ci appartengono.

Cento anni fa, nel 1910, nasceva a Tortolì l’allevamento degli struzzi del cavalier Peppino Meloni, un’attività che andò avanti, con discreto successo, fino agli anni Trenta.

Quell’esperienza, oltre a rappresentare un momento significativo della recente storia d’Ogliastra, è anche una importante testimonianza della vocazione imprenditoriale di Tortolì. Inoltre, per la sua assoluta particolarità, la vicenda assume un valore universale, che va oltre la storia del paese e del territorio e può costituire un valido insegnamento per le nuove generazioni. Jorge Luis Borges diceva: “Il futuro è la nostra memoria”.

Peppino Meloni, in fondo, diede concretezza a un’idea che, se rapportata alla realtà tortoliese e ogliastrina dei primi del secolo scorso, poteva apparire strampalata, oltre che di difficilissima attuazione. E invece, un semplice maestro elementare, lavorando con ostinazione e passione, riuscì a realizzare il suo sogno.

E’ questo, che, nella sostanza, che intende raccontare L’uomo che sognava gli struzzi. La forma che si è scelta è quella di uno spettacolo teatrale che, pur concedendosi qualche necessaria licenza, tiene in massima fede gli avvenimenti realmente accaduti e parla di personaggi veri di cui a distanza di tanti anni si è sbiadito il ricordo. Una fiaba moderna e reale, per certi versi incredibile, ma assolutamente affascinante, che è bene conservare nella memoria, non solo perché la storia, sebbene minima, può essere un utile apporto per l’interpretazione del presente, ma anche perché, in questo caso più che mai, la rilettura del passato permette di guardare con maggior consapevolezza e speranza al futuro.

Alle vicende dell’allevamento Meloni fa da sfondo la Grande Storia, che costantemente affiora e a volte irrompe per determinare delle svolte nella vita dei protagonisti. Crediamo che proprio i grandi accadimenti (le guerre, le crisi) a distanza di tempo possano essere compresi appieno, solo rievocando il clima, le difficoltà e i sogni che appartennero a coloro che quella realtà la vissero direttamente. Anche questo intende fare il nostro spettacolo.

Siamo convinti che, conservare il patrimonio di ricordi che caratterizza e unisce gli abitanti di una comunità significhi non disperdere quell’insieme di principi e insegnamenti che caratterizzano la porzione di società che gli abitanti di un paese rappresentano. Significa dare alle vicende quotidiane, ma soprattutto ai sentimenti e alle emozioni che ad esse si collegano, il valore e la dignità che meritano.

Chi dimentica, così come chi perde la capacità di sognare, è destinato a morire.

Il NAT trio nasce per caso in un marciapiede di Nuoro durante i Seminari Nuoresi di Jazz nel 2003.

È un esperimento dall’organico decisamente particolare.

Le prime ad incontrarsi sono state le sonorità dell’arpa e del basso elettrico, così storicamente e culturalmente distanti ma dall’accostamento molto interessante. Dopo circa un anno di studio e sperimentazioni è arrivato repentino ed improvviso, l’incontro con il sax.

Neanche un’ora di prove e subito l’esibizione nell’angusto marciapiede nuorese. Nasce così un felice incontro tanto umano quanto musicale.

Dopo quest’esperienza, hanno deciso di continuare a suonare insieme, per migliorare quell’affiatamento spontaneo nato per caso, cimentandosi in pezzi originali, arrangiamenti particolari di pezzi classici e vecchi cari standard.

Dal luglio 2003 suonano in numerose occasioni, tra cui vari jazz club, il museo MAN di Nuoro, l’Enoteca Italiana di Siena durante il festival di Siena Jazz, e Su Gologone per la rassegna Nuoro jazz; ottenendo sempre unanimi (e divertiti) consensi.

Il Trio ha inciso il suo primo progetto discografico nello Studio della Giraffa, con il tecnico del suono Marti Jane Robertson, uscito nel marzo 2006 per la Splasc(h) Records.